Archivi del mese: febbraio 2014

Cellule staminali amniotiche

a cura di:  Matteo Ingrati

Le cellule staminali amniotiche  provengono dal liquido amniotico e possono essere ottenute tramite amniocentesi. Queste cellule hanno caratteristiche biologiche molto simili alle cellule staminali embrionali, ma non hanno le controindicazioni di tipo etico legate alla distruzione dell’embrione. Sono molte le patologie per le quali è prevista l’applicazione sull’uomo dei risultati della ricerca ottenuti: dalle malattie della retina, al diabete, alle malattie neurodegenerative, alla chirurgia ricostruttiva, alle malattie rare. Inoltre è stato dimostrato che le cellule staminali amniotiche possono addirittura ridiventare cellule staminali embrionali, con tutte le caratteristiche biologiche delle staminali embrionali ma senza i problemi etici e di stabilità genomica delle embrionali stesse.

Staminali ottenute dal sangue del cordone ombelicale:
Il sangue residuo della placenta e del cordone ombelicale  costituisce una fonte di cellule staminali emopoietiche adulte (sono cellule staminali che danno origine a tutte le cellule del sangue ).  Dal 1988 queste cellule staminali da cordone ombelicale sono impiegate per curare il morbo di Gunther, la sindrome di Hurler , la leucemia linfocitica acuta e molte altre patologie che interessano in particolare i bambini. Il sangue è raccolto dal cordone ombelicale – sia in caso di parto spontaneo che di taglio cesareo – facendo un prelievo (in circuito chiuso sterile) dalla vena ombelicale. Una volta raccolto, ne viene calcolato il volume e la quantità di globuli bianchi , che non devono essere inferiori, rispettivamente, a 60 ml e 800 milioni (la quantità dei bianchi minimi alla raccolta è spesso diversa da banca a banca, è però comunemente accettato il fatto che ad unità congelata non debbano essere inferiori a 800 milioni).

  • Cellule staminali adulte

    a cura di: Matteo Iannone e Vincenzo Battaglia

    Le cellule staminali, presenti in molti tessuti, sono le cellule che si  trovano  nel corpo degli esseri umani e degli animali  dopo la fase embrionale. Esse sono capaci di riprodurre delle cellule di ricambio per mantenere il sistema. Le cellule staminali adulte  sono fondamentali per il mantenimento in vita dell’ organismo e dei suoi tessuti. Tra le staminali adulte più importanti, scoperte fino ad ora, ci sono:
    1) Le staminali del midollo osseo, tra le quali si distinguono:
    * le ematopoietiche che hanno il compito di creare le cellule del sangue.
    * le mesenchimali che  generano ossa e cartilagine.
    2) Le staminali dell’ epitelio che  hanno il compito di produrre le cellule del nostro epitelio.
    3) Le staminali cerebrali che  provvedono al rinnovo di alcuni neuroni in alcune zone del cervello.. Vengono chiamate anche cellule staminali somatiche. Le cellule staminali adulte hanno due principali proprietà :
    * devono auto-rigenerarsi, cioè devono poter sostenere diversi cicli di divisione cellulare;
    * devono essere multipotenti cioè devono essere capaci  di generare altre cellule di tipologia diversa.
    Le cellule staminali adulte mantengono le loro proprietà di autorigenerazione per mezzo di due divisioni: asimmetrica e simmetrica. La divisione simmetrica genera due cellule figlie identiche che hanno le stesse caratteristiche delle staminali adulte. la divisione asimmetrica produce una sola cellula staminale, detta progenitrice, e una cellula differenziata.

  • Tar Lazio accoglie ricorso Stamina, sospesa bocciatura metodo

    a cura di: Prof.ssa Anna Maria Froio

    Roma, 4 dic. (Adnkronos Salute) – Il Tar del Lazio ha accolto il ricorso della Stamina Foundation e ha sospeso la bocciatura del metodo da parte del comitato scientifico nominato dal ministero della Salute.

    “Non è stata garantita l’obiettività e l’imparzialità del giudizio, con grave nocumento per il lavoro dell’intero organo collegiale”. Con questa considerazione il Tar del Lazio ha considerato “ammissibile e anche provvista di sufficiente concretezza” una delle motivazioni avanzate nel ricorso presentato da Stamina Foundation contro la bocciatura del metodo. Davive Vannoni, fondatore di Stamina Foundation, ha sempre sottolineato infatti come i componenti del Comitato si fossero già espressi negativamente contro il metodo prima di essere nominati dal ministero della Salute.

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  • Un’eccellenza italiana

    a cura di: Michela Trotta e Valeria Riolo

    La storia che  vogliamo raccontare è quella che ha per protagonisti due ricercatori italiani: Graziella Pellegrini e Michele De Luca che da 25 anni studiano  le cellule staminali epiteliali e le loro applicazioni nel campo della medicina rigenerativa.

    I due ricercatori si occupano in particolare delle cellule staminali corneali, cioè cellule capaci di ricostruire la cornea, quella parte trasparente dell’occhio  situata sopra l’iride che consente alla luce di passare rendendo possibile la visione. Può succedere, a volte, che la cornea venga danneggiata da traumi o dal contatto accidentale con sostanze chimiche aggressive, determinando la perdita della vista. Al confine tra la cornea e la parte bianca dell’occhio è presente il  limbus, costituito da cellule staminali capaci di ricostruire la cornea stessa.  I due ricercatori hanno scoperto che basta prelevarne una piccolissima parte, anche solo un millimetro,  per ottenere in laboratorio un lembo di epitelio corneale che può poi essere impiantato nell’occhio al posto di quello danneggiato, restituendo la vista al paziente.  A distanza di più di 10 anni dai primi impianti i dati testimoniano che circa tre pazienti su quattro hanno riacquistato la vista.

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  • Cellule staminali pluripotenti indotte: nuove frontiere

    a cura di: Maria Vittoria Benvenuto e Angela Deodato 

    Le cellule pluripotenti indotte (iPSC) sono cellule in grado di autorinnovarsi e trasformarsi in vari tipi di cellula o tessuto dell’organismo. Nel 2006 un gruppo di scienziati giapponesi guidato dal professor Shinya Yamanaka  (vincitore per questa scoperta del premio Nobel per la medicina nel 2012) riuscì ad ottenere le cellule staminali pluripotenti indotte inserendo quattro particolari geni nei fibroblasti di un topo e, alla fine dell’anno successivo, in quelli umani tramite vettori retro-virali  in grado di riprogrammare il genoma di cellule specializzate (come i fibroblasti embrionali di topi o umani)  e di farle ritornare in uno stato simile a quello delle cellule staminali embrionali, ottenendo così la possibilità di generare diversi  tipi cellulari.

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